Internet of Things, a che punto sono le assicurazioni

Il 65% dei primi 25 gruppi del ramo danni offre già in Italia almeno un prodotto legato all’IoT. Cresce l’attenzione verso i prodotti innovativi ma c’è ancora un gap tecnologico e manca la cultura del “data management”. Ecco i risultati di un’indagine dell’Insurance Innovation Center nella sintesi di Michele Inglese di Capgemini Italia

04 Feb 2016

Le start-up tecnologiche ricoprono un ruolo sempre più disruptive in molti settori, con un significativo impatto su altrettanti business model. L’Internet of Things rappresenta uno tra i contesti tecnologici più innovativi ed anche le stime più conservative prevedono tassi di crescita annui a doppia cifra. Si prevede infatti che nel 2020 i dispositivi connessi ad internet supereranno i 20 miliardi di unità per una spesa complessiva, solo per hardware, di oltre 3.000 miliardi di dollari con un CAGR del 34% in unità e del 21% in valore rispetto al 2015.

L’Internet of Things è un elemento che ha già cambiato molti settori: per esempio Michelin non vende più solo gomme ma anche chilometri e atterraggi, grazie a sensori posizionati negli pneumatici che permettono anche di dare consigli per migliorare lo stile di guida. DHL ha lanciato un progetto pilota di consegne dei prodotti Amazon direttamente nel bagagliaio delle automobili Audi, localizzate ed aperte grazie ad una app.

Profondi impatti sono attesi anche sul settore assicurativo: secondo il World Insurance Report Capgemini 2015, una ricerca condotta attraverso 165 interviste ad executive di oltre 100 compagnie a livello mondiale, l’IoT viene percepito al settimo posto tra gli elementi disruptive sul business ed al primo posto compaiono i Big Data-Analytics, che sono riconosciuti come elemento abilitante per creare valore dalla crescita di oggetti connessi.

Esempi avanzati di polizze connesse si trovano negli Stati Uniti: uno su tutti è Oscar Health (ndr. se ne parla in questo articolo) che ha stretto un accordo con il produttore di device per il fitness Misfit ed offre sconti ai clienti che compiono un prefissato numero di passi. I progressi vengono monitorati tramite una app che permette di aumentare la frequenza di contatto tra cliente e Compagnia rispetto ai tradizionali 1,5/2 contatti all’anno.

Analizzando il mercato italiano, emerge che il 65% dei primi 25 gruppi assicurativi del ramo danni offre almeno un prodotto IoT legato all’automobile, mentre il 16% propone polizze “connesse” legate alla casa e il 12% dedicate alla persona. Solo pochi mesi fa avremmo osservato risultati inferiori soprattutto per i dispositivi wearable.

Questo è sintomo che le Compagnie italiane stanno iniziando ad affacciarsi su questo business con sempre maggiore interesse.

Nell’ambito della nostra ricerca, con lo scopo di inquadrare al meglio le strategie delle Compagnie assicurative italiane, sono stati elaborati, come elementi di paragone, tre diversi archetipi di servizio, ognuno con caratteristiche, maturità e grado di autonomia specifici. Il modello “Fabbrica Prodotto” prevede che la Compagnia si impegni esclusivamente ad offrire la componente assicurativa mentre aziende terze si occupano di realizzare e commercializzare la componente di servizio legata a un dispositivo connesso. La “Partnership” si basa sulla collaborazione tra una Compagnia e un’azienda di altri settori e infine, il modello “Full Liner” prevede che tutte le fasi di progettazione, realizzazione e distribuzione siano governate e gestite per intero dalla Compagnia.

Dall’analisi di quattro principali variabili (canali e clienti, organizzazione, processi ed IT) è emerso che la maggior parte delle Compagnie si trova ad un livello di maturità tra la “Fabbrica Prodotto” e la “Partnership”. Questo suggerisce come la maggioranza delle Compagnie italiane abbia approcciato il mercato dei prodotti innovativi, tuttavia esse non sono ancora abbastanza mature da poter intraprendere una partnership attraverso la quale offrire anche una componente di servizio innovativa. Il modello di “Partnership” può essere adottato pienamente solo dal 27% delle Compagnie osservate mentre appena il 18% presentano un livello di maturità tale da poter seguire un modello di sviluppo come quello definito dal “Full Liner”.

Dai risultati raccolti appare evidente che le Compagnie assicurative debbano ripensare non solo il modello di servizio offerto in termini di prodotti e servizi a valore aggiunto, ma anche in termini tecnologici per garantire una customer experience di qualità ai propri clienti. La ricerca ha rilevato che l’infrastruttura tecnologica è la grandezza che ha presentato i maggiori gap per il campione analizzato ed è la dimensione che ha la più alta priorità d’intervento per la maggioranza delle Compagnie del panel. In particolare, le dimensioni che presentano i più ampi margini di miglioramento riguardano la gestione, la qualità dei dati, il loro utilizzo e la capacità di trasformarli in informazioni di valore. È evidente che l’IoT implica un volume estremamente ampio di dati non strutturati che però devono essere tracciati, analizzati e gestiti.

In tale contesto, è necessario cominciare a diffondere la cultura del “data management” con l’obiettivo di cogliere tutti i benefici dei big data analytics in particolare per identificare mercato e prodotti target, profilare la clientela migliorando la relazione con essa ed infine aumentarne la retention ed il cross selling.

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